Lilička! Invece di una lettera/V. Majakovskij

stevie dacanay

E non mi getterò sui binari,
non berrò veleno,
né potrò premere il grilletto sulla tempia.
Su me
oltre al tuo sguardo
non ha potere alcuna lama di coltello.


Il suggeritore/Donato Carrisi

Sebastião Salgado

"Quando mi calo nel buio è sempre necessario trovare un motivo, una ragione forte che mi riporti alla luce. E' una specie di cavo di sicurezza per tornare indietro. Perché, se c'è una cosa che ho imparato, è che il buio ci chiama, ci seduce con la sua vertigine. Ed è difficile resistere alla tentazione... Quando torno fuori mi accorgo che non siamo soli. C'è sempre qualcosa che ci viene appresso da quel buco nero, rimanendoci attaccata alle scarpe. Ed è difficile sbarazzarsene."
"Perchè me lo stai raccontando?"
"Perchè è dal buio che vengo. Ed è al buio che ogni tanto devo ritornare."

in salita/v. sereni

Henrik Uldalen

'Insomma l'esistenza non esiste'(l'altro: 'leggi certi poeti,
ti diranno
che inesistendo esiste').
Scollinava quel buffo dialogo più giù
di un viottolo o due
alla volta del mare.
Fanno di questi discorsi
nell'ora che canicola di brutto
i ragazzi Cioè? - mi dicevo
scarpinando per quelle petraie -.
Proprio non ha senso
se non per certi trapassanti amari
quando si stampano per sempre in loro
interi pezzi di natura
gelandosi nelle pupille.
Ma ero
io il trapassante, ero io,
perplesso non propriamente amaro.

Poesie inedite/Fernando Pessoa

Pavel Kisilev - Cristallo

Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere, un cuore eccessivamente spontaneo che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta, tristi canzoni, come le strade strette quando piove.

per lei/g. caproni


Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.

cohen


Ho sentito di un uomo
che pronuncia le parole così splendidamente
che se solo ne proferisce il nome
le donne gli si concedono.

Se io sono muto accanto al tuo corpo
mentre il silenzio sboccia come tumore sulle nostre labbra
è perché sento che un uomo sale le scale
e si schiarisce la voce alla porta.


Fernando Pessoa


Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell’emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l’anima.


furtiva mano di un fantasma occulto/Fernando Pessoa


Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.

Un antico terrore che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.

E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell’ignoto.

Sento che niente sono se non l’ombra
di un volto imperscrutabile nell’ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.


Giuseppe Ungaretti/Lindoro di deserto


Cima Quattro il 22 dicembre 1915

Dondolo di ali in fumo
mozza il silenzio degli occhi
Col vento si spippola il corallo
di una sete di baci
Allibisco all'alba
Mi si travasa la vita
in un ghirigoro di nostalgie
Ora specchio i punti di mondo
che avevo compagni
e fiuto l'orientamento
Sino alla morte in balia del viaggio
Abbiamo le soste di sonno
Il sole spegne il pianto
Mi copro di un tiedipo manto
di lind'oro
Da questa terrazza di desolazione
il braccio mi sporgo
al buon tempo.


c.sbarbaro


Io ti vedo con gioia e con paura
ogni giorno scemare, mio Dolore.
Come l’amante che al risveglio spia
il volto dell’amante addormentata
e sente il freddo dell’irreparabile
ché i due corpi così vicini vede

farsi ogni giorno più tra loro estranei,

ogni mattino che mi sveglio scopro
il tuo volto più pallido, Dolore,
finché un mattino al posto tuo m’appaia
il volto scialbo della Consuetudine.

Tu che illudesti per un po’ la mia

aridità ed ai miei chiari occhi,
di pianto intorbidandoli, lasciasti
vedere meno bene, e mi facesti
tutta la vita vivere nell'attimo,
adesso che ho imparato a amarti solo,
o Dolore tu anche passeggero,
irreparabilmente te ne vai.
E se mi fosse dato, non avrei
forse il coraggio di chiamarti indietro.

Ma la mia vera vita con te viene

perché quando non soffro neppur vivo.

la storia/Eugenio Montale


La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.

La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbottia lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.

La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta. La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.

La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.

Qualche volta s'incontra l'ectoplasma di qualche
scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.


Rimbrotto(Res amissa)/g. caproni


"La scienza", disse, "in un secolo
ha fatto progressi enormi.
Tu non te n'accorgi: dormi".

Lo guardai di sbieco.
Io, povero australopiteco.

Alejandra Pizarnik/La figlia dell'insonnia


In te è notte. Presto assisterai all’animoso imbizzarrirsi
dell’animale che sei. Cuore della notte, parla.


Nikos Kazantzakis/Zorba il greco


si tesseva in silenzio, in segreto, giorno e notte, il miracolo della primavera.
Tutt'a un tratto levai un grido di gioia; di fronte a me, in una conca, un mandorlo audace e precursore era fiorito; faceva il capofila di tutti gli altri alberi, e annunciava la primavera.
Mi sentii sollevato. Era quello che volevo. Respiravo profondamente il profumo lievemente piccante. Lasciai la strada e andai a sedermi sotto i rami fioriti.
Rimasi lí a lungo, senza pensare a niente, senza alcuna preoccupazione, felice. Come se fossi seduto nell'eternità, sotto un albero del Paradiso.

Cesare Pavese/You wind of March

Sei la vita e la morte. 
Sei venuta di marzo
sulla terra nuda -
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
- anemone o nube -
il tuo passo leggero
ha violato la terra.
Ricomincia il dolore.

Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda la terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi più non soffre.
Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.

Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo
sono un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
il tuo fiato d'aurora.
Sangue di primavera,
tutta la tetra trema
di un antico tremore.

Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
come rondine o nube,
e il torrente del cuore
si è ridestato e irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose -
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.
E', il mattino, è l'aurora,
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.

La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero.

lasciami andare se già spunta l'alba/Sandro Penna

charles freger laufr_jumper trebic-czech republic-2010/11

«Lasciami andare se già spunta l'alba.»
Ed io mi ritrovai solo
fra i vuoti capanni interminabili sul mare.

Fra gli anonimi e muti cubi
anch'io cercavo una dimora?
Il mare, il chiaro mare
non mi voltò con la sua luce?
Salva era soltanto la malinconia?
L'alba mi riportò, stanca, una via.

leonard

lars von trier
Suona le campane
che ancora possono suonare
scordati
la tua offerta impeccabile
c’è una crepa
una crepa in ogni cosa
ecco come entra la luce.

p.cavalli


Prendimi adesso tra le tue braccia
adesso sciolta da me raccoglimi
non per ridarmi forza
ma perché io possa arrendermi

(da) la caduta/Albert Camus

miso

Si accomodi, la prego. Lei guarda questa camera.
Nuda, è vero, ma pulita. Un Vermeer senza mobili e casseruole.
Senza libri, anche, da tempo ho smesso di leggere. In passato, casa mia era piena di libri letti a metà.
È disgustoso, come quelli che tagliano un pezzetto di un pasticcio di fegato e fan buttar via il resto.

D'altronde, a me ormai piacciono solo le confessioni, e gli autori di confessioni ne scrivono soprattutto per non confessarsi, per non dire niente di quello che sanno. Quando pretendono di far confessioni, è il momento di diffidare, ci si prepara ad imbellettare il cadavere.

Mi creda, io sono del mestiere. Perciò ho tagliato corto. Niente più libri, niente più vani oggetti, lo stretto necessario, pulito e lucido come una bara.